L’inizio della storia

L’inizio della storia

L’orologio non ci serve. Lavoriamo con la creta della Fantasia, affacciati alla finestra.

Ci sono infiniti universi in ognuno, singoli e infiniti futuri, mille personaggi in ogni persona. Ci serve un terzo elemento: il Paesaggio

La materia con cui lavoreremo si chiama Fantasia.

La Fantasia, per produrre una cosa piccolissima, a volte ci impiega giorni, a volte mesi. Per fare una cosa enorme, a volte ci impiega un attimo, pochi secondi, perchè quello è l’attimo giusto.

Da casa, affacciati alla finestra, i disegnatori di futuro, vedono e raccontano.

Noi prendiamo appunti.

Il Paesaggio dalla mia finestra

Insetti, un ragno grosso e peloso, la neve e gli alberi in fiore, le montagne piene di neve, un vecchio con un cappello che attraversa la strada, un marito e sua moglie. L’altalena gli alberi e la neve, una palla di polvere che rotola grazie al vento, un falco che vola sulle montagne innevate, porte scale e muri.

E il campetto senza i bambini, una signora che stende i panni. Lavori in corso, una gru e gli operai. Le 100 piante di mamma e i vicini, la macchina, una specie di boschetto, cani persone e macchine. Un passerotto che mangia il cibo che è a terra, gli uccellini che cinguettano. Un gatto nero, seduto sulla gradinata. L’altalena, l’alta neve e l’antenna che punta il cielo come un dito.

La nostra storia inizia a primavera, in una falsa primavera, perché nevica. Strana, quella primavera. Falsa quella primavera, con la canzone del cervo a primavera. In una falsa primavera gli alberi soffrono.

È un inverno strano. Anche la primavera si è contagiata ed è raffreddata. Fa promesse che non mantiene. Non fa giocare i bambini. Nessuno diventa supereroe. Perché c’è il Covid e perché fa freddo. Il Covid è una spinacinata. Lo chiamano addirittura Slender Man 2, Insalatiero. O anche Snake Man (ma si dice sia il suo aiutante). È il personaggio cattivo che l’ha fatta raffreddare.

Ma il sole, prima o poi, esce. E se la riprende la primavera.

Penso a voi che andate in capo al mondo per affari o per turismo. Penso a voi che prendete treni, navi, aerei. Vi auguro di trovare tante meraviglie quante quelle che fioriscono in questa città da cui non mi muovo mai. Come i grandi divoratori di spazio, ho tenuto un diario. Il mio transatlantico, pesante e lento, era l’edificio in cui vivo. Il mio treno partiva a tutte le ore: era la luce di ogni giorno con i suoi vagoni coperti di graffiti. L’edificio-transatlantico scivola sul tempo profondo. Non so quando arriverà in porto e come sarà lo scalo. Voi forse pensate che non ci sia nulla dietro la bellezza del mondo, dopo la traversata. lo penso che ci sia più che in ogni altra cosa. Voi avete, dal canto vostro, la ragione e le apparenze. lo ho, dal canto mio, l’allegria. Vedremo. Ma, Dio, come è dolce l’aria di questi tempi! Passiamo al largo della primavera. Siamo a metà giornata. Tutto è in movimento. Tutto è a riposo.

Christian Bobin, Autoritratto al radiatore