La costruzione della storia
Nel 2035, nell’aria di Potenza ci sono strani prodigi. Stanno sparendo le cose e i luoghi, ma nessuno sa perché. Anche perché nessun adulto se ne accorge e nessuno cerca più nemmeno un perché, tranne i bambini e le bambine. In tutto il quartiere da alcuni giorni sta sparendo di tutto: oggetti, palazzi e persone. E non c’è più tempo.
Le identità dei personaggi sono state create attingendo a persone a loro prossime.
Fra giovedì e venerdì, in primavera, la storia avanza.
I personaggi della Storia
Caroto, Pilota di Stelle, 11 anni. Suo nonno Ciaccione, Riparatore di stelle, 78 anni.
Altri personaggi. Mamma di Caroto, la Signora Nessuno Tuttofare, Custode di stelle, fra i 40 e il 47 anni. Papà di Caroto, Papi, Riparatore di nasi, 46 anni. Sorella di Caroto, Rebba, Custode di stelle, 10 anni. Il gatto.
L’antagonista. Nome da inventare. Se ne parla in classe, ma non compare ancora. Com’è. Ha la faccia bianca, è senza occhi e bocca, ha sei braccia, è alto quattro metri e quaranta (ma anche centottantotto metri). È alto, ma ha mani e piedi piccolissimi. Le mani: mani da rana, rossa. Gli occhi sono blu mare. E infuocati. È vanitoso ed elegante: quando combatte ha una cravatta rossa.
Età. Ha cinque secoli di età, forse anni infiniti. Dove sta. In genere, vive nella foresta. Cosa fa. Non fa giocare i bambini e nessuno diventa supereroe. Ti mette le occhiaie. Ferisce con lo sguardo. Il suo superpotere. Il teletrasporto e la vista laser. Con un tocco trasmette il suo veleno (che si può bloccare con una tuta difficile da fare). Usa una spada ed un arco.
Cosa pensa. Che è un bravo cacciatore. Pensa di essere un capo. Che la sua vita è la più bella. Pensa di essere immortale. Di essere fortissimo. Di leggere nella mente delle persone. Di essere il più bello di tutti. E di avere la supervelocità. Pensa di avere antenati cattivi, anche meglio di lui.
I suoi pregi. È una persona forte. Ha un cuore d’oro, anche se è un personaggio cattivo. Il suo cuore è nero. Il suo cuore è grande, ma è obbligato da un obbligatore. Dentro ha tanto amore (ma l’amore sta dentro e non esce). Ed è intelligente, molto furbo quando combatte. È uguale a noi, è uguale a un cervo quando corre. Una cosa che lo fa piangere. Il tampone. Una cosa che lo fa ridere. Quando le persone piangono. Il suo obiettivo. Far ammalare le persone, per poi prendere il controllo della terra. Vuole raggiungere il centro della Terra per farla esplodere. Vuole diventare umano. Non vuole essere più solo. Il suo motto. Se non sei misterioso, non sei come me.
Luoghi
Il cuore geografico della Storia è il Quartiere Cocuzzo – Serpentone, a Potenza. Le scale mobili, la biblioteca…
Tempi
I protagonisti viaggiano nel tempo grazie a un orologio magico. Ci sono tre spazi temporali:
2035, il presente dei protagonisti.
2001, il passato in cui approdano attraverso un portale che li fa arrivare in una biblioteca.
2021, il passato, presente di approdo.
Premessa della Storia
Ciaccione sembra uguale a tutti gli altri nonni, ma è un nonno speciale. In quella famiglia, uguale a tante famiglie, si tramanda un segreto speciale, da nonno a nipote: il segreto è questo.
I nonni speciali possono aggiustare le cose che succedono grazie a un oggetto magico che inventano piano piano durante tutta la vita. Infatti ci vuole una vita per fare un oggetto magico, ma alla fine i nonni speciali ci riescono e così lo usano la prima volta con i loro nipoti.
Ciaccione ha costruito un orologio che fa viaggiare nel tempo.
Con l’orologio di Nonno Ciaccione si può congelare il tempo, andare avanti e indietro nel tempo, vedere il futuro e il passato. Con l’orologio, il tempo si sposta.
Nonno e nipote viaggeranno nel tempo per migliorare cose della loro vita. E stanno per partire.
Perché
Nonno Ciaccione da tempo vuole riparare un suo grosso sbaglio: vuole recuperare il tempo rubato e che avrebbe dovuto dedicare alla sua famiglia, in particolare ai suoi figli. Ha fatto l’errore quando era un papà, quando abitava al Serpentone. Ne è sicuro.
Il grosso sbaglio è tutto suo: non aveva dedicato tempo alla sua famiglia.
Era il 2001. Nonno Ciaccione aveva 44 anni e, allora, iniziava a stare troppo tempo al telefono. Si era fatto rubare il tempo da qualcuno o da qualcosa, forse dal telefono!
Per colpa del suo grosso sbaglio, nessuno faceva uscire il suo cane, che si sarebbe ammalato di tumore e non aveva fatto il regalo a sua figlia. Sarebbe stato meglio che i telefonini non fossero mai esistiti. Ora vorrebbe tornare indietro, riprendersi il tempo e tornare a coltivare.
Anno 2035, Potenza: Quartiere Serpentone
Nell’aria ci sono strani prodigi. Stanno sparendo le cose e i luoghi, ma nessuno sa perché. Anche perché nessun adulto se ne accorge e nessuno cerca più nemmeno un perché, tranne i bambini e le bambine. In tutto il quartiere da alcuni giorni sta sparendo tutto: oggetti, palazzi e persone. E non c’è più tempo.
Ciaccione, forse per quell’antica fissazione per la politica, finalmente se n’è accorto: ha ritrovato una foto di allora dei suoi figli che giocavano da soli.
Ma lo sbaglio ora non è solo il suo e questo è davvero un grande disastro!
Ciaccione li aveva pure visti i bambini del Serpentone sul prato, accanto alla Nave: al Cocuzzo, nel 2001, nessun genitore giocava più con loro. Erano tutti al telefono! E mentre tutti i grandi erano al telefono a perdere il tempo, i bambini lo desideravano, quel tempo perduto.
Quel fatto del 2001
Ciaccione ricorda bene un caso curioso, avvenuto proprio quell’anno.
I più piccoli abitanti del Cocuzzo, quelli più bassi e furbi, si erano organizzati. Avevano usato un falso telefono sparabolle, che mette tutti i telefoni del Cocuzzo in bolle infrangibili, durissime e trasparenti. Le bolle facevano sparire i telefoni in cielo.
Ora, nel 2035, a 78 anni, con l’orologio speciale, finito e pronto a passare nelle mani del nipote, Ciaccione esce di casa e va da Caroto.
Ora siamo all’inizio della storia.
Nonno e nipote salgono indietro nel tempo
finché non giunge la voce dei se stessi
quando si rivelano le condizioni della storia
e la storia convoca una specialista in errori
nelle due biblioteche dove le parole non sono più dormienti
perché nelle case diventino parole ponte.