La Decodifica
Appunti di viaggio per ripercorrere la rotta
Immaginatevi la situazione
47 bambine e bambini in 3 classi dello stesso Istituto, 2 di Quinta Primaria, 1 di Prima Media; 5 docenti e un maestro bibliotecario. A scuola, in 3 aule. La Dirigente fra classi e presidenza, dai capelli magici, capaci di dare colore al logo di progetto (cosa che è già tutto un programma). Un team esperto online.
Strumenti digitali per inventare
Si utilizza la piattaforma dell’Istituto. Viene aperta una classroom speciale: La Nave sul Cocuzzo. Con studenti, esperti e docenti. Lo stream racconta il flusso di quello che si fa e si assegnano attività. Molte di queste sono svolte compilando dei moduli google. Le risposte sono utilizzate per sviluppare contenuti corali e decisioni collettive. Docenti ed esperti sono connessi sempre in un gruppo Telegram. I contenuti sono trasferiti, in genere in tempo reale, su grandi superfici di facilitazione condivise, su piattaforma Mural, che crescono piano piano: sono lavagne grandissime, che non hanno limiti, in tutti i sensi. Si possono estendere, in base a necessità. Un post-it per contenuto ed è tutto in continua trasformazione. Sono state prodotte 3 grandi lavagne, con un impianto infografico originale:
La Grande Lavagna della Nave. Racconta la costruzione del team dei navigatori della nave, con tutti i bambini presenti su una grande bussola-orologio. Ricorda chi abita al Serpentone. Raccoglie le prime voci di studenti e testimoni, assieme alle tracce dal quartiere e a un primo canto corale delle microstorie straordinarie. Dice quello che ci piace e quello che non ci piace. E le cose belle che vorremmo trovare nel quartiere, nel futuro prossimo. Mette insieme i risultati di tante micro-interviste realizzate in casa dai bambini, coinvolgendo gli adulti. La Grande Lavagna raccoglie micro-notizie straordinarie, raccolte aprendo quotidiani diffusi nelle case e, soprattutto, il grande viaggio di tutti i bambini Verso il 2035: L’Emozione.
Il Binomio Fantastico. Per un esercizio combinatorio di riscaldamento dei 47 bambini, utile alla storia ancora tutta da scrivere.
La Storia che avanza. La lavagna gigante su cui si sviluppa, un giovedì dopo l’altro, la costruzione della storia inventata dai 47 navigatori, con il funzionamento del viaggio dei molti eroi, le carte usate per far avanzare le avventure, i personaggi in costruzione, gli eventi, i sistemi combinatori delle parole e tutti gli intrecci incredibili emergenti in tre scale del tempo: 2021, 2035, 2001.
Il Discorso della Nave. Composto con la trasposizione dei contenuti emersi in tempo reale, fra febbraio e maggio 2021.
L’interazione nelle 3 aule
Gli studenti accedono alla call da seduti. Interagiscono dalle loro postazioni e scrivono nella chat. Alcuni fanno interventi vocali. Chi è a casa fa lo stesso. Entrano nelle grandi lavagne e le esplorano. Rispondono collettivamente a domande istantanee su Mentimeter. Fedele Congedo esegue una scrittura istantanea da casa: su Mural e su un grande foglio che inquadra con uno smartphone, in modo da sorvolare sulle parole ingigantendole, per una scrittura corale analogica e digitale.
Ogni giovedì mattina
Dalle 11.30 alle 12.45. Nelle 3 aule, bambine e bambini al loro posto. Ognuno ha un PC e interagisce con quello: è in presenza e a distanza, in aula ed in rete. Il notebook del docente, sulla cattedra, è ribaltato verso la classe: fa vedere la classe a chi è connesso, dal solito punto di vista del docente. Le LIM delle 3 classi espongono alle classi quello che succede durante il collegamento.
Ogni venerdì pomeriggio
Dalle 15.00 alle 16.00 si attua il Laboratorio Digitale, con Francesco Piersoft Paolicelli. Dalle 16.00 alle 17.00 gli immaginari avanzano nel Laboratorio delle Storie, con Erica Astolfi, Fedele Congedo, Carmen Ines Tarantino. Bambine, bambini, docenti, esperti e genitori, insieme.
I video della Nave
Lungo il viaggio si testimoniano le esperienze vissute. Viene creata la playlist YouTube La Nave sul Cocuzzo. I contenuti sono disseminati in questo sito. In Testimonianze trovate più punti di vista sulla navigazione. In Pillole, quello che pensano i Navigatori di Futuro.
Il Terzo Discorso della Nave
Quello che accade nei laboratori è sempre un flusso emergente da tutti, un cielo comune e un coro. I contributi dei singoli si fondono con quelli degli altri. Le parole trovano accordi e risonanze. Tutta la produzione tende a diventare un solo discorso, che trova coerenza, tempo al tempo, dall’inizio alla fine, con singolari corrispondenze e inversioni temporali, perchè piccoli e grandi sono continuamente sollecitati a risuonare insieme. Così Tendono alla chiarità le cose oscure. La storia inventata dai bambini e dal suo stesso procedere finisce con il convocare gli adulti alla consapevolezza di una magia che accade veramente. I testi corali nascono in due modi. Su un foglio di carta e su lavagna digitale.
Il terzo discorso sul foglio di carta. Fedele Congedo è in ascolto. Nella mano sinistra ha uno smartphone che inquadra il foglio, nella destra il pennarello che scorre sulla carta trasferendovi i discorsi in tempo reale. Si compie un’esperienza combinatoria dei dialoghi online fra bambini e adulti, con una fusione delle molte parti discorsive. Il risultato di ogni incontro è un grande foglio, con testi a blocchi: un solo testo omogeneo altro, scritto di getto senza ripensamenti, un accadimento corale di voci legate. La pratica dell’ascolto profondo consente la scrittura automatica e selettiva dei discorsi in un blocco a più righe. Quando interviene un nuovo ospite, nasce un nuovo blocco, a sinistra del primo. Il testo del secondo intervento diviene la causa del già detto: ogni riga è causa o effetto di parti già scritte. Altri ospiti intervengono e si continua fino alla fine. E alla fine scopri che la riga del primo blocco, scritto dopo il secondo, si lega alla prima del secondo blocco: tutte le voci funzionano a staffetta, attraverso tutti i blocchi. Così leggendo, tu attraversi le persone. Lo puoi fare in più direzioni.
Il testo corale sulla lavagna digitale. Si compie attraverso il tempo di navigazione. Il meccanismo degli incastri e dei legami è raccontato sul Mural, nel cruscotto laterale di navigazione.
2035. Vedere al Futuro
I bambini nelle classi fanno un viaggio. Chiudono e volano verso l’anno 2035. Si innalzano affidandosi alla voce dei loro docenti. Immaginano. Si vedono. Sentono. Portano con sé un oggetto caro che scelgono, volti e memorie. Si vedono nel futuro: decidono con chi. Si sentono. Poi tornano indietro. Compilano un questionario digitale. Restituiscono il senso del viaggio. Il testo è l’aggregato del vissuto di tutti.
Alla fine scopriremo che questo viaggio di febbraio è effettivamente il viaggio futuro che nella storia inventata faranno, ma solo alla fine di molte avventure non ancora scritte, i protagonisti (Nonno Ciaccione e Nipote Caroto), quando torneranno a casa, nel loro presente, che è proprio l’anno 2035. In questo caso la scrittura corale scrive a monte la fine della storia, senza alcuna premeditazione di noi progettisti.
Esplora la composizione 2035 Vedere al futuro.
Perché ci inventiamo le storie
Questo è il grande segreto: le storie ci accompagnano a fare un viaggio lontano che ha lo scopo assoluto di farci trovare il tesoro nella vita di tutti i giorni. Grazie alle storie noi partiamo per trovare il tesoro in ciò che ci circonda. Questo è il grande segreto. Il grande segreto delle storie è rendere prezioso tutto quello che abbiamo intorno.
La Fantastica come motore
L’intero cammino generativo è governato dalla Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari ispirando le azioni del laboratorio di co-creazione della storia coordinatrice da Carmen Ines Tarantino, Fedele Congedo ed Erica Astolfi. Lo scrittore rodariano Gianluca Caporaso, autore di un altro testo-guida, Tempo al Tempo, invitato a bordo della Nave il 25 febbraio 2021, lancia una regola importantissima della fantasia: Metti il mondo capasotto. Da qui parte la co-creazione dei personaggi della storia, tra fantasia e realtà.
Parole aperte per un artigianato futuro
Bambine e bambini raccolgono la sfida: devono definire e trovare il mestiere del futuro: hanno 5 parole per 5 artigiani, per un mondo a capasotta che deve accadere nel 2035: il presente in cui decide di accadere la storia. Per inventare i mestieri del futuro rispondono a un modulo google e tutte le risposte compongono un mondo di artigiani possibili: mestieri a capasotta per ritrovare la rotta. I laboratori sono prolungati dai docenti nelle ore di lezione: si confrontano i mestieri e si estendono i loro significati. Le 10 parole chiamate a comporre i binomi possono essere esplorate con il vocabolario. Il senso è questo: ogni parola è già stata scritta con un campo sterminato di significati. Due parole con tanti significati che si uniscono per fare un nuovo artigiano possono mettere in connessione le loro definizioni, con legami praticamente infiniti, ma molto definiti, d’artigianato futuro.
Come nascono gli eroi della storia
Una volta definiti gli artigianati del 2035, bambine e bambini delineano gli artigiani, come veri personaggi, in carne ed ossa. Per farlo sono chiamati a riconoscerli nei loro familiari. Devono cercare fra le mamme, i papà, i fratelli, le sorelle, i nonni e gli amici. Devono riconoscerlo e sceglierlo quest’artigiano speciale, denominarlo e descriverlo. Lo fanno seguendo le domande aperte di un modulo google: chi è, età, cosa pensa della sua vita, segni particolari, un suo pregio, un suo difetto, la sua umanità in poche parole, il suo superpotere, il suo superobiettivo, la prima cosa che si nota del suo aspetto, la sua voce, il suo volto, cosa pensa spesso, come si veste, una cosa che lo fa piangere, una cosa che lo fa ridere, una cosa che lo fa arrabbiare… Nascono molti eroi. Mamme Nessuno Tuttofare Custodi di stelle, Piloti di nasi, padri installatori di rami…
Ecco le Identità 2035. Tutta l’umanità vera delle case del Cocuzzo.
Gli artigiani eroi, fragili e umani
In classe i 47 disegnatori di futuro continuano a definire i molti mestieri a capasotta, per ritrovare la rotta. Sono istantanee di famiglia, inventate e assolutamente vere: custodi e riparatori di stelle, instellatori, piloti e riparatori di zanzare, custodi di rami.
Gli artigiani futuri esistono
I mestieri inventati sono reali. Per questo, li convochiamo. Il 4 marzo 2021, ogni giovedì, iniziano ad unirsi a noi artigiani veri, accomunati dalla curiosità e richiamati dalla storia: una vera e propria logica della testimonianza: se i bambini inventano un mestiere di futuro, sicuramente hanno ragione. Probabilmente esiste già: è solo che i loro occhi riescono a vederlo e noi adulti ancora no. Attraverso gli occhi dei bambini, riusciamo a distinguere i tratti degli esploratori che ci circondano. A noi spetta convocarli, perché rivelino ai bambini come si fa, perchè dicano come si sta contemporaneamente, nel presente e nel futuro.
Così si affacciano i testimoni. Raffaele Pentasuglia, figlio d’arte, fisico e scultore, con una lunga tradizione familiare legata all’arte e all’artigianato, inventore di balene volanti che vive a Matera, in una bottega sulle chianche. Poi arriva un disegnatore vero di fumetti e disegna accanto ai bambini il Custode di stelle. E da un’aula universitaria deserta, sale in cattedra uno scienziato, che si chiama Nicola Cavallo e che è nato nell’anno del cavallo: un vero Custode di Stelle che d’estate ha visto un guardiano di stelle e che conosce astronauti e distanze lunari.
Quando succedono le cose, si fa un video
Ogni volta che accade qualcosa, quando arriva un testimone che racconta, quando nasce una storia, la testimoniamo. Gli articoli del diario di bordo ricostruiscono così queste avventure. Le rendono tangibili. E verificabili. Perché è tutto vero.
L’inizio della Storia
Siamo in pieno lockdown. Di nuovo. La storia non più che iniziare in ogni casa. Ognuno è affacciato alla finestra. L’inizio è un sistema di voci e di sguardi. Da casa, affacciati alla finestra, i disegnatori di futuro, vedono e raccontano, esattamente quello che vedono. Noi prendiamo appunti: è un elenco di cose rivelate: è il 31 marzo e nevica. Ed è una falsa primavera ed è l’attimo giusto: è finzione e realtà. Un inizio molto dettagliato, che somiglia a La vita, istruzioni per l’uso, il romanzo di Georges Perec.
La descrizione, accurata a vera, aggregazione di sguardi di bambini sarà molte volte reale, per sommatoria di realtà. Il quartiere del Cocuzzo è presente. Semplicemente accadrà che quella sommatoria di sguardi sarà quello che vedrà, nel 2035, il protagonista della storia. Tutti i bambini, navigatori di futuro, che già nel futuro hanno volato, non sanno ancora di essere, nello stesso istante, nel 2021 e nel 2035. Quando la storia avrà inizio, saranno inevitabilmente, tutti insieme, uno dei protagonisti della storia, affacciato alla finestra, in attesa del nonno che non arriva. La foto di copertina dell’articolo è uno degli studenti, sorpreso dalla sua stessa webcam, in attesa. Il virtuale è reale e noi prendiamo appunti. I dettagli si accumulano in tempo reale sulla grande lavagna della Storia che avanza.
La costruzione della Storia
Trovate qui i passaggi fondamentali della storia: i pezzi essenziali, nati ogni giovedì. Nulla, nei fatti, è scritto dai grandi. Tutto dai bambini. Lo raccontiamo così come loro ce lo hanno raccontato, passo dopo passo.
“Nel 2035, nell’aria di Potenza ci sono strani prodigi. Stanno sparendo le cose e i luoghi, ma nessuno sa perché. Anche perché nessun adulto se ne accorge e nessuno cerca più nemmeno un perché, tranne i bambini e le bambine. In tutto il quartiere da alcuni giorni sta sparendo di tutto: oggetti, palazzi e persone. E non c’è più tempo.
Le 100 carte
All’inizio dell’avventura giacciono tutte coperte sulla lavagna. I bambini scelgono a occhi chiusi. Sono fondamentali nello sviluppo della storia. Vengono scoperte in questa sequenza:
L‘Orologio. I bambini dicono che si tratta dell’invenzione di Nonno Ciaccione. Consente i viaggi nel tempo. Alla fine degli eventi un libro vero ci dirà che l’orologio è finto e che Ciaccione è un burlone (Il nome Ciaccione è un’invenzione di un bambino. Abbiamo scoperto che il nome è derivato da ciacciare. Significa burlone, chiacchierone inconcludente).
La strada. Scopriamo dai bambini che nel 2035 le strade scompaiono, semplicemente vengono meno. Non c’è più memoria. Questa scomparsa porta Caroto a infrangere ogni divieto e a uscire di casa.
La Biblioteca. Carta miracolosamente estratta dai bambini. La biblioteca è doppia: è nel 2035 ed è nel 2001. La biblioteca del 2035 è quella della scuola, non ancora compiuta (perchè, ovviamente nel 2021 è ancora in allestimento, grazie al Maestro Bibliotecario Armando, che agisce nella realtà determinando la storia) ed è quella della Biblioteca Nazionale di Potenza, una nave bianca appena inaugurata a Potenza. Questa biblioteca viene vissuta dai protagonisti nei due tempi paralleli e finisce con il funzionare come macchina fantastica superlativa, molto reale.
La bibliotecaria. Impersona la biblioteca. probabilmente è la direttrice vera della Biblioteca Nazionale di Potenza. Non si sa.
Il Mercante del Tempo. Personaggio ambiguo. Un antiquario misterioso di Potenza. Vende ai bambini del 2001 uno sparabolle che fa sparire i telefoni. Ovviamente quello è solo un giocattolo, ma i bambini lo fanno funzionare veramente e i telefoni di tutti i genitori spariscono in cielo (i genitori si arrabbiano moltissimo e li chiudono in casa… quelli ritornano dal Mercante che li nasconde in una busta: il Mercate li spedisce avanti nel tempo fino al 2035. Grazie al Mercante Mamma Tuttofare piccola incontrerà la se stessa grande. E si parleranno.
La Fortuna. Tutta la storia in effetti funziona per una serie di fortunati eventi: le carte sono pescate alla cieca veramente; i libri, indirettamente manipolati con un gioco di sensi prestati (i vincoli del Covid sono usati a favore della prossimità umana), sotto la guida dei bambini, arrivano a rivelare misteriosamente il senso di tutta la storia.
La biblioteca è una vera capsula del tempo
Luigi Catalani, bibliotecario del Polo Bibliotecario di Potenza, accoglie i 47 temponauti Disegnatori di Futuro. Sta immerso in libri di ogni genere. In questo caso bambine e bambini scoprono una Grande Biblioteca, una Nave Bianca. Un posto realmente leggendario, che possono realmente frequentare. Pieno di libri futuri. Le molteplici definizioni esposte (leggetele) creano le premesse per i successivi meccanismi magici che realmente i bambini compiranno, da lì a poco, in quella stessa biblioteca, grazie al bibliotecario.
La Biblioteca Nazionale è in realtà veramente un posto innovativo di comunità. Molte sono le caratteristiche identitarie della Biblioteca vicinissime alla nostra narrazione, definite solo pochi mesi fa, nell’estate 2020, attraverso il percorso partecipativo attuato nell’ambito del “Piano Cultura Futuro Urbano-Progetto Biblioteca Casa di Quartiere”, finanziato dal MiBACT sul tema Biblioteca di comunità (Sharing Library), dal 30.06.2020 al 13.10.2020: la biblioteca serve a recuperare il tempo perduto, la biblioteca studia il futuro, la biblioteca inventa, la biblioteca cura, la biblioteca è la biblioteca delle parole dormienti, della mescolanza, delle emozioni, la biblioteca è un posto per sostenere i sogni, è fondata sulle persone, è uno scrigno, serve a comunicare con tutti, funziona a catena.
I se stessi si incontrano in biblioteca
Per una serie di incredibili coincidenze allineate dalla logica della storia, Nonno Ciaccione e Mamma Nessuno Tuttofare incontrano i se stessi. I se stessi si parlano. Questi colloqui sono inventati durante i laboratori pomeridiani, con la partecipazione di bambini, genitori e docenti. Gli adulti realmente si confrontano con i tempi della loro vita e diventano sinceri, davanti al loro tempo realmente perduto, rivelandosi in pienezza ai bambini.
I sensi prestati
I disegnatori di futuro prestano i loro sensi a due Maestri in due tempi paralleli, nella stessa Biblioteca bilocata a Potenza, fra fantasia e realtà. Sono alla ricerca della luccicanza riflessa negli specchi custoditi nella bocca di un drago che dorme dentro i libri da aprire. Utilizziamo il distanziamento come vincolo generativo. Concentrati sui sensi i bambini chiedono agli adulti esperti, Maestri bibliotecari in due biblioteche parallele, di cercare a turno e in modo specifico fra migliaia di libri: con l’olfatto, con l’udito, con il gusto, con il tatto. Descrivono precisamente i libri da trovare accumulando elementi di definizione. Chiedono agli adulti di identificare quei libri unici e di leggere la prima e l’ultima frase, la prima e l’ultima parola. Questa pratica determina un rinvenimento magico finale: l’ultima pagina dell’ultimo libro (Mario Cresci, Segni migranti) ha questa frase conclusiva “Mio nonno aveva un orologio da tasca che mi avrebbe lasciato alla sua morte. Quando morì non mi lasciò niente. Mio nonno era un burlone”. I bambini rendono vera l’invenzione con l’aiuto della fortuna e dei sensi prestati: trovano esattamente il finale della storia che parla al Bambino Caroto, protagonista della storia.
Le Parole sono mappe
Nella seconda metà di maggio Claudia Fabris, Nostra Signora dei Palloncini, arriva dal mare. Anche lei è convocata: le hanno detto che i bambini cominciano a cercare le parole per scoprire mappe, direzioni, per avere qualche piccola lucciola, qualche piccola illuminazione, qualche piccola rivelazione. La Nave è già in volo dentro un Mediterraneo dai mille approdi. Potrebbe fare molte altre tappe: questa è una traccia di lavoro aperta. Sul sito trovare La pesca delle parole e La costellazione delle parole. Capiamo perchè si allinea il senso, con disinvolta eleganza: “Tutte le storie che ti raccontano le parole sono vere. Tutte. Non ce n’è una giusta o sbagliata. Il cuore, il fegato, i polmoni. Ogni organo fa un suono. C’è una partitura. Siamo una sinfonia. Ognuno di noi è un coro. Sul serio. E non ce ne accorgiamo neanche.“
I libri luccicano sul mare
Lungo il viaggio di ritorno la nave viaggia dal 2001 al 2035. Si ferma a Otranto nel 2021. Facciamo accadere la presenza dei libri. Un curioso editore bibliofilo, simile ad un marinaio ha avvistato la nave nel porto. Si collega online e ci conduce nella sua casa editrice libreria e ci parla di libri, come se fossero volti. Ogni libro è manipolato come una meraviglia. Miracolosamente, improvvisamente realmente si materializzano i libri di Otranto nell’aula biblioteca, accanto alle aule. Il Maestro Bibliotecario Armando mette i libri in una cassetta della frutta e li porta nelle aule, come cibo freschissimo. Tutto il gioco è molto reale. Ogni bambina, ogni bambino ha un libro e lo apre, trascinato dalla luce che in una pagina si sprigiona. Altri libri risuonano a Otranto. La lettura ad alta voce è apparizione, inveramento. I bambini provano la potenza dei libri. E ormai da soli alimentano l’azione virale della Cura.
I libri futuri
Ognuno dei 47 navigatori di futuro riceve un libro speciale, dalle pagine bianche, con una copertina speciale ispirata dalla poesia. In questo modo i libri già scritti e compiuti non rimarranno soli, cresceranno. Inizia oggi la scrittura, per riportare dentro al libro vuoto quello che i libri pieni, insieme alla vita, suggeriranno. Senza necessità di precisione, senza margini e bordi, sarà il posto speciale delle frasi speciali, quelle che si curano e quelle che curano in ognuna delle case. Sarà il libro del futuro che unirà le generazioni, i sogni, i poteri delle persone, fino ad essere capace di sfamarle. Sarà il libro speciale dei bambini e delle bambine dell’anno 2035, quando verrà aperto dai nostri protagonisti veri di una storia inventata.
Ogni docente può fare lo stesso: mettere sulla cattedra, da ora in poi, un libro futuro. Lo riempirà nel tempo, giorno dopo giorno, anno dopo anno, dal 2021 al 2035. Per tre cicli di Primaria o per cinque cicli di Scuola Media. Ogni volta che i bambini inventeranno un pezzo di futuro, una frase che luccica, il docente appunterà l’invenzione. I libri dalle pagine ancora bianche con tutte quelle voci, come linee poetiche, renderanno unica la biblioteca dell’anno 2035. Allora, sicuramente, ci sarà un Nonno Ciaccione e un Nipote Caroto alla ricerca delle parole della cura. E quelle saranno tutte lì dentro.
L’Azione Virale della Cura
Questa è l’invenzione dei bambini per rendere vero il Manifesto della Comunicazione non Ostile, oltre il manifesto, a scala del quartiere. Andate a vedere come funziona. Qui vi basti sapere che è il legame fra cibo e libri, per ritrovare il tempo perduto. Nella pagina c’è una barra di ricerca: se inserite una parola, i libri vi rispondono. Si compone una sequenza corale. Per curare il vostro tempo perduto. Più le persone fanno la Cura, più i testi corali crescono. Iniziate ad aprire un libro che vi guarda in questo momento, a casa. Fate la Cura.
Coding e Making sposano la Fantasia
Il percorso formativo sul Pensiero Computazionale e la sua relativa codifica coinvolge i docenti dell’Istituto Milani e successivamente la comunità di alunni della Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado. In parallelo alla creazione della storia fantastica, i navigatori di futuro apprendono i meccanismi di Scratch. Si dividono in squadre e qui “mettono in scena” la storia fantastica, filo conduttore di tutto il progetto. Vanno oltre nel concepire la “Cura”: si spostano sul Making, con 100 ArduinoUno, 100 sensori di umidità del terreno e 100 schede WiFi. Usano la ClassRoom, TinkerCad, MakeBlock e i propri device per mandare foto, capire insieme gli errori e condividere i successi di tutti. La conoscenza serve per pensare insieme.
Wikimediani crescono
Coerenti con il metodo di don Milani, 100 studenti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado che portano il suo nome, hanno imparato i rudimenti della scrittura wiki, hanno scoperto l’esistenza di Vikidia, una Wikipedia in miniatura creata appositamente per la loro età, hanno sollecitato il loro maestro wikipediano a discutere temi come le fake news e la verificabilità delle informazioni, dimostrando uno straordinario spirito critico e testimoniando il grande lavoro svolto dagli insegnanti nel corso degli anni. Poi si sono rimboccati le maniche e hanno fatto letteralmente a gara per arricchire le pagine dedicate ai propri idoli, ai videogiochi preferiti, ma soprattutto alla propria amata città, Potenza. Hanno scritto del suo fiume, dei suoi ponti, dei suoi musei, delle scale mobili, del suo Santo Patrono, della sua tradizione musicale e di altro ancora, scegliendo di volta in volta le immagini più belle, selezionate tra quelle pubblicate con licenza libera su Wikimedia Commons. Hanno condiviso, con la naturale generosità che li caratterizza, quel che sanno, integrando le proprie esperienze dirette con il contenuto dei libri conservati nella coloratissima biblioteca scolastica e messi subito a disposizione dal Maestro Bibliotecario Armando. Dimostrando tutti, con i propri gesti, che la conoscenza è davvero un bene comune.
Una naturale, elegante, finta finzione
La storia agisce fra libri, biblioteche e immaginari, fra tempi ribaltati. Eppure è prodotta dai bambini con una semplicità disarmante. Non sappiamo come in fondo sia stato possibile, ma è probabile che si tratti di risonanze che accadono dentro il clima della compassione. Se i bambini non fossero bambini, se fossero adulti qualcuno potrebbe ragionevolmente immaginare che “Noi abbiamo sognato il mondo. Lo abbiamo sognato resistente, misterioso, visibile, ubiquo nello spazio e fermo nel tempo; ma abbiamo ammesso nella sua architettura tenui ed eterni interstizi di assurdità, per sapere che è finto” (Jorge Luis Borges).
Il tempo perduto è la storia
Nel tempo della pandemia, scompare l’esperienza consueta. Si apre una riflessione sul Tempo. Il messaggio diffuso dappertutto è che gli eroi sbagliano. Perdono il tempo, ma hanno sempre la possibilità di ritornare a sentire il tempo, in una relazione umana che è cura. I bambini fanno sparire i cellulari nel 2001 per recuperare il tempo reale dei genitori e la loro attenzione: è una ribellione che ha conseguenze: inizia a sparire la memoria collettiva conservata dagli adulti nei cellulari. In quel momento si aprono due futuri possibili. C’è un 2035 in cui tutto è andato storto: non c’è più memoria: sparisce di tutto, anche le strade. E c’è un 2035 di salvezza, quello in cui tutta la famiglia cerca nonno e nipote. Soprattutto Mamma Nessuno Tuttofare, dopo molti anni, si rimette in cerca del padre che aveva perso il loro tempo. Finisce nell’unico luogo in cui ci sono ancora tutte le memorie e le storie possibili: la Biblioteca di Potenza. Questo posto è il luogo della cura e del ritorno, in cui ci si riconosce, riconoscendo tempo al tempo.
La Nave non si ferma
Il progetto sopravvive dopo il termine del viaggio per ripartire ancora a scuola e nella comunità.
L’Azione Virale della Cura vuole avere scala nazionale ed effetto concreto a livello locale: raccogliere dalla rete moltissime frasi di cura e riproporre nel tempo nuove raccolte alimentari, unendo nel dono, cibo e parole di tutti.
Il Contest è una piccola leva di comunità, un sfida di cooperazione: si condividono idee ispirate dalla nave e, quando vince uno, vincono tutti. Chi vince si impegna a realizzare l’idea, oltre il termine del progetto.
I libri, i quaderni del futuro e le dotazioni digitali sono strumenti partecipativi: rilanciano le azioni fra scuola e comunità per i prossimi anni scolastici.
Questo sito viene gestito dai docenti nel tempo a venire.